Tra le pieghe della storia esistono personalità che non sono facilmente comprensibili. Agostino Caccia, intellettuale, poeta e uomo d’arme novarese, è uno di questi. La sua personalità, per noi sfuggente, era apprezzata dai suoi contemporanei, oggi più o meno famosi e canonici. In contatto con Luigi Alamanni, Annibal Caro e Anton Francesco Doni, Caccia, data la vastità dei suoi interessi, fu da quest’ultimo definito «persona universale». A cura di Benedict Buono, già studioso di Caccia e della sua produzione petrarchista e giocosa, sono presentate le sue opere spirituali e morali, proposte con un ricco apparato di commento, storico e filologico.
- ISBN: 979-12-5669-206-4
- Data di pubblicazione: set 2025
- A cura di: Benedict Buono
- Introduzione di: Paolo Rigo
- Serie: Rifrazioni
Giovanni Agostino Caccia, nato a cavallo fra Quattro e Cinquecento, prese parte alle guerre franco-spagnole che infestarono l’Italia nella prima metà del XVI secolo. Dopo aver abbandonato la vita militare, poté dedicarsi alla letteratura, come dimostra la sua partecipazione all’attività di varie accademie. La sua opera più importante è Satire e capitoli piacevoli (1549), in cui la moralità satirica permeata di buon senso si unisce a una notevole dose di anticonformismo e alla lode straniante della realtà quotidiana, tipica della poesia in burla. La palinodia delle sue precedenti esperienze poetiche si concretizza invece con la pubblicazione delle Rime spirituali (1552) e dei Capitoli spirituali (1553)